L’accoglienza degli immigrati a Ponte Felcino

di Rolando Boco.

Quando le Istituzioni non informano in modo diretto e chiaro, inevitabilmente tra i cittadini, si fa strada il sentimento della preoccupazione. E’ un po’ quello che è accaduto a Ponte Felcino in seguito al servizio di accoglienza agli immigrati realizzato presso l’Ostello della Gioventù in via Maniconi. E’ il motivo per cui ho deciso di incontrare Barbara Pilati,una delle responsabili del progetto ARCIsolidarietà – Ora d’Aria. “Questa notte abbiamo accolto altri 30 giovani. – Mi dice Barbara – “Siamo chiamati a rispondere a questa emergenza che mi impegnerà tutto il giorno. Devo incontrarli, poi accompagnarli con l’autobus all’Ospedale Silvestrini per sottoporli ad uno screening sanitario.” Così ci mettiamo un attimo seduti, dopo che Barbara ha salutato i ragazzi e dato indicazioni su come organizzare la mattina.

Allora Barbara, da quanto tempo è attiva questa esperienza?

“Quasi un anno, dal febbraio 2014, in seguito all’istituzione, da parte del Governo italiano dell’operazione “Mare Nostrum” , la missione militare ed umanitaria per prestare soccorso ai migranti e prevenire tragedie terribili come purtroppo abbiamo vissuto. Da agosto questa operazione è stata sostituita dal programma europeo “Triton di Frontex”.

Come si distribuisce sul territorio?

“Dalla prima accoglienza che avviene a Lampedusa, successivamente, attraverso gli Uffici Governativi si informano le Prefetture per la dislocazione sul territorio. Per quanto riguarda la nostra realtà, come ARCI assieme ad altri enti (Coop. Perusia, Caritas di Foligno, Cidis ed altri) abbiamo formato un’ ATS (attività temporanea di scopo) per partecipare al Bando per la gestione di questa esperienza.”

Perché all’ Ostello di Ponte Felcino?

“Perché questa struttura, così come è fatta, con molte stanze ed aule, con un vasto spazio intorno, ed inserita all’ interno di una importante area verde, è molto funzionale a questo nostro servizio.”

Quante persone, ad oggi, vi hanno trovato ospitalità?

“Circa 900. Oggi sono presenti in questa struttura circa 60 ragazzi.”

Che tipo di immigrato, quale età, da quali nazioni proviene?

Gran parte di questi ragazzi (attualmente tutti di sesso maschile, ma abbiamo ospitato anche donne e bambini) provengono dall’Africa Occidentale: Senegal, Gambia, Nigeria … Cadono nella rete di trafficanti senza scrupoli che propagandano mète del tutto false, in cambio di danaro: facilità di passaporto, lavoro, livelli di benessere impossibili! Altri poi scappano da situazioni di instabilità politica, dittatura, guerra e povertà estrema. La loro età va dai 18 ai 30 anni. Sono soprattutto di religione mussulmana. Troviamo livelli di istruzione molto diversi: dall’analfabeta al laureato. Per molti di loro il punto di arrivo è rappresentato da paesi come la Germania, la Svezia e la Francia perché magari hanno dei parenti da raggiungere.

Perché questi Paesi?

Perché spesso hanno una organizzazione del “welfare” con diritti e garanzie molto più ampie ed inclusive della nostra legislazione.

Una volta arrivati in questa struttura, cosa succede?

Con il contributo governativo offriamo vitto e alloggio. A ciascun ragazzo vengono corrisposte euro 2,50 giornaliere. Poi la nostra struttura è di aiuto e sostegno nell’espletare il disbrigo di pratiche, assistenza sanitaria, mediazione culturale e linguistica. Per ciascun ragazzo predisponiamo la domanda di “richiedente asilo”, corredata di tutta la documentazione necessaria, che inoltriamo attraverso la Questura alla competente Commissione Territoriale per il Riconoscimento dello Status di Rifugiato. In Italia ci sono 20 commissioni abilitate a questo ufficio. L’Umbria rientra nelle competenze di Roma, è facile intuire che per il grande affollamento, i tempi di risposta , che dovrebbero essere di qualche settimana, invece diventano mesi! Gli ospiti rimangono in questa struttura solo poche settimane (comunque non più di tre mesi) per poi essere collocati nella struttura definitiva in provincia di Perugia.

E la giornata come è organizzata?

C’è la colazione. Poi lezione di Lingua Italiana. Il pranzo. Il pomeriggio possono fare una passeggiata in paese, giocare a palla, ecc. Poi la cena.

Non potrebbe essere utile impegnarli in un progetto di “quasi lavoro” utile alla comunità?

Sì, certamente. Infatti come Associazione abbiamo presentato di recente alla Giunta Comunale di Perugia un Progetto di coinvolgimento di questi ragazzi per la manutenzione delle aree verdi. Abbiamo avuto una risposta positiva e ci stiamo organizzando per partire quanto prima.

Ha un pensiero da inviare alla comunità di Ponte Felcino?

Sì, essenzialmente un GRAZIE! Perché questa comunità ha dimostrato un sentimento di accoglienza importante, seppure in un momento così difficile, ad esempio ci sono persone che portano qui capi di vestiario utili ai ragazzi. Non ci sono state manifestazioni di intolleranza o di cattiveria nei confronti di questi “ospiti”. Per me ciascuno di questi giovani ha un volto ed una storia ben precisa. Una storia densa di fatica e dolore. Per cui meritano il nostro aiuto ed anche la nostra piena solidarietà.

Rolando Boco

(24 gennaio 2015)

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