di Sara Courtoreilli.
Il “razzismo” era conseguenza delle conoscenze scientifiche del momento spesso rigirate a piacimento (Darwin e Spencer sapevano infatti di essere stati travisati e usati) da chi aveva tutto l’interesse a grattarsi la trippa senza fatigare mentre gli altri sudavano al posto suo…il potere logora chi non ce l’ha…e per avere potere tocca dirne di baggianate, sennò ti ghigliottinano, ti impiccano, ti depongono…(anche se a suo tempo si poteva obiettare: “ma se i neri sono “una razza inferiore” e selezionati per estinguersi…allora perchè li usi come schiavi…se sono tanto deboli? lavora tu che sei tanto evoluto e forte”…ma fortuna che so’ nata adesso sennò m’eveno misso a coglie il cotone anche ta me…)…oggi, con le conoscenze attuali, se si vuole parlare di “darwinismo sociale”, meglio archiudese al bagno, con la carta igienica, da soli, seduti sul water…e sperare che nessuno senta…oggi non è “razzismo”…è frustrazione personale…e non so quale sia peggio per gli altri intorno.
“Le origini del socialdarwinismo o spencerismo sociale sono antiche.
…Da sempre le classi dominanti hanno cercato di fare apparire le differenze di classe come differenze antropologiche. Questa pretesa trovò sostegno in teologie come il Giansenismo o il Calvinismo che giustificavano ricchezza e povertà come prove della predestinazione decretata dalla volontà divina. La Chiesa Cattolica condannò energicamente queste teorie, giudicate anticristiane in quanto esse annullavano l’uguaglianza degli uomini dinanzi a Dio e rendevano inutile il riscatto degli uomini operato dal sacrificio di Gesù Cristo. Allo stesso modo la Chiesa si oppose al socialdarwinismo, non soltanto per la polemica contro il darwinismo vero e proprio, oggi superata,[5], ma perché considerato una teorizzazione delle ingiustizie e delle empietà.
Lévi-Strauss fa risalire l’origine del razzismo, del darwinismo sociale e di altre teorie consimili alla contrapposizione dell’umanità all’animalità:
“Mai meglio che al termine degli ultimi quattro secoli della propria storia l’uomo occidentale ha potuto comprendere che, arrogandosi il diritto di separare radicalmente l’umanità dall’animalità, accordando all’una ciò che toglieva all’altra, innescava un circolo maledetto, e che la medesima frontiera sarebbe servita costantemente a porre distanze fra gli stessi uomini e a rivendicare, a favore di minoranze sempre più ristrette, il privilegio di umanità, nozione ormai corrotta perché improntata all’amor proprio”
Per Linneo non era tanto importante chiedersi in cosa l’uomo è diverso (superiore) rispetto agli animali (così che possiamo ucciderli, mangiarli, vestircene, sfruttarli…), quanto in cosa l’uomo bianco è diverso (superiore) rispetto al nero, al giallo, al rosso (così che possiamo… dominarli). In Linneo, estraneo a ogni idea di evoluzione, non c’è una scala filogenetica che conduca all’uomo bianco. C’è invece nella scala delle razze di Nott e Gliddon, che vuol mostrare – anche attraverso evidenti deformazioni – un progresso estetico.
L’idea di progresso è invece programmaticamente fondante nell’antropologia culturale che possiamo far nascere con il Quadro storico dei progressi dello spirito umano (Esquisse d’un tableau historique des progrès de l’esprit humain- pubblicato postumo nel 1795)[8] di Condorcet, (1743-1794) e comunque con la nuova concezione della storia come sviluppo nel tempo propria dell’Illuminismo.
Di questa nuova concezione della storia possiamo fissare alcuni punti salienti, che emergono con particolare chiarezza proprio nel Quadro storico di Condorcet.
In primo luogo, la storia è storia dell’umanità (la natura non ha storia, è sempre uguale a sé stessa), e più precisamente storia della società umana (la “prima epoca” della storia è definita «gli uomini si riuniscono in tribù»). Il principio che ne permette l’intelligibilità è il progresso. La conoscenza della storia ha lo scopo di favorire il progresso: è lo studio di ciò che ostacola e di ciò che favorisce il progresso. Infine, conosciamo la storia dalle fonti scritte, mentre conosciamo la preistoria – cioè l’epoca precedente l’invenzione della scrittura – dai «racconti dei viaggiatori che ci mostrano la condizione della specie umana presso i popoli meno evoluti». Se ne deduce, in primo luogo, che tutti i gruppi umani percorrono gli stessi stadi di sviluppo – diversi sono solo i tempi di percorrenza; in secondo luogo, che i popoli scoperti nei viaggi coloniali sono senz’altro primitivi, cioè “meno evoluti” – mentre il vertice dell’evoluzione/sviluppo/progresso della specie umana è senz’altro rappresentato dalla Francia del XVIII secolo (la nona e ultima epoca è infatti definita da Condorcet «da Cartesio alla costituzione della repubblica francese»).
Come si vede, le radici del “darwinismo sociale” si possono rintracciare nell’illuminista, progressista e rivoluzionario Condorcet, il quale non era esente dall’ideologia colonialista; a lui si deve l’idea che i popoli dell’Africa e delle Americhe siano “meno evoluti” – così come non era esente da tentazioni eugeniste – l’ultimo capitolo del Quadro storico pone il problema se la specie umana sia perfettibile anche fisicamente, oltre che intellettualmente, con adeguate tecniche di allevamento….
…
Emile Gautier (1853-1937) pensa che l’evoluzione ha prodotto una civilizzazione che poggia oramai sul superamento degli antagonismi a favore dell’associazione per vivere insieme. Kropotkin (1842-1921) caratterizza la cooperazione come principale comportamento sociale umano deducibile dal darwinismo, ammirando fortemente l’analisi sociale di Herbert Spencer nel suo The Scientific Bases Of Anarchy (1887) ma criticandone le conclusioni che a suo avviso non avevano il coraggio di essere in linea col resto del pensiero esposto.
L’idea che lo sviluppo della natura sia dovuto in massima parte a processi di simbiosi e di cooperazione biologica troverà una prima conferma nel lavori di Lynn Margulis e Dorion Sagan che dichiararono l’incompletezza della nozione darwiniana dell’evoluzione guidata dalla competizione, affermando che l’evoluzione è fortemente basata sulla cooperazione, interazione, e dipendenza mutuale tra organismi. ”
Sara Courtoreilli
Fonte: Wikipedia
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