La scrissi la mattina dopo dei massacri di Parigi. La riposto stasera

di Michele Bernardi.
La scrissi la mattina dopo dei massacri di Parigi. La riposto stasera. E di ripetitivo sento solo lo stesso dispiacere, compreso quello di continuare a vedere, sentire, respirare, la mancanza di dialogo fra le persone.
“Sinceramente, a me non spaventano i fatti così come sono nella loro soggettività: semmai provo tristezza per i tanti morti innocenti, quello sì.
È la prima cosa che ho pensato, per il legame che ho con quella città.
Spaventa molto di più, in particolare per chi verrà dopo di noi, la nostra totale assenza di politiche a lungo raggio in fatto di immigrazione e integrazione, spaventa da impazzire la totale abnegazione di intere nazioni, compresa la nostra, a potentati economici e finanziari, i quali si spacciano per grandi istituzioni di progresso e civiltà.
Spaventa la troppa tolleranza in fatto di regole e di giustizia, specialmente in Europa; spaventa, ad esempio, un paio di fatti di due settimane fa, direttamente provati a Parigi: il camion della spazzatura a Place de Clichy, con i finestrini abbassati e la radio a tutto volume con musica etnica ed autista sfrontatamente orgoglioso del fatto, insieme a 2 o 3 colleghi, alle 5 della mattina, a mò di sfida; il tutto nella totale indifferenza, mentre 3 ore dopo ho assistito sull’autobus al rimprovero dell’autista verso un ragazzino di 15 anni che ascoltava gli mp3 senza cuffia.
E siamo nel tempio della democrazia moderna… quella tipologia ormai marcata di forza applicata ai deboli, e sempre più a testa bassa davanti ai “potenti”.
E si parte dalla base, questa è una mia convinzione: succede per strada, a scuola, al lavoro, persino nei posti di divertimento, dove gente facoltosissima, ad esempio, si permette di occupare i posti migliori, come sempre gratis: queste sono basi di conflitto, non le vedo diversamente.
Ma soprattutto spaventa la totale assenza di riflessione rispetto al fatto che ci sono posti al mondo dove gente della mia età ha visto solo la guerra.
Mia mamma racconta della guerra e dei rifugi, ed è un tristissimo ricordo di una bambina: c’è gente afgana che sono 50 anni che non vede altro che aerei, bombe e carri armati; ma soprattutto vede esseri umani, di tutte le razze e con bandiere variopinte.
Probabilmente, la paura vera di questa era storica, è quella di cercare di operare per un mondo più giusto.”

Michele Bernardi

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